La sottotitolazione: guida pratica per traduttori

 



LA SOTTOTITOLAZIONE:

 GUIDA PRATICA PER TRADUTTORI



La traduzione audiovisiva (TAV)

Prima di parlare di sottotitolazione è necessario prima introdurre il concetto di traduzione audiovisiva (che d’ora in avanti chiameremo TAV). La TAV è un processo di traduzione dei dialoghi di prodotti multimediali in cui non avviene solo il passaggio da una lingua all'altra, ma anche il passaggio da un codice ad un altro (dal codice orale al codice scritto).

È proprio questa sua dimensione multimediale a sottoporla ad una serie di vincoli che limitano le scelte del traduttore. Ne è un esempio la componente iconica che rimane perfettamente intatta e che richiede, quindi, la coerenza dei dialoghi tradotti con le immagini.

Il prodotto finale di una TAV si ritiene buono quando il destinatario, durante la visione del film, non si distrae a pensare a com'è stato "tradito l'originale" (Salmon, 2005: 188).


Cenni storici sulla sottotitolazione

La nascita del cinema muto avvenne nel 1895 e il suo passaggio al sonoro comparve gradualmente intorno agli anni '20. Quando le trame dei film divennero più articolate fu necessario inserire dei commenti scritti, detti "intertitoli" perché erano proiettati tra una scena e l'altra di un film. Questo sistema risultò, però, poco adatto perché interrompeva continuamente la visione del film. Fu così che negli anni '20 comparvero i primi sottotitoli impressi direttamente sulla pellicola che apparivano in contemporanea alle immagini. Con l’inizio della distribuzione dei film all’estero, gli "intertitoli" furono tradotti nelle lingue dei paesi in cui la pellicola era proiettata. Fu questa la nascita dei sottotitoli che sono quindi riconosciuti come la primissima forma di TAV.



La sottotitolazione e i suoi aspetti

La sottotitolazione (subtitling) consiste nell'aggiunta di un testo all’interno del film contenente la traduzione dei dialoghi. È stata definita una "modalità di traduzione trasparente" nel senso che i sottotitoli dovrebbero passare inosservati, non devono disturbare eccessivamente la visione del film, in quanto ne sono parte integrante.

Lo studioso e sottotitolatore danese Henrik Gottlieb definisce la sottotitolazione come una traduzione scritta (written), aggiuntiva (additive), immediata (immediate), sincrona (synchronous) e multimediale (polymedial). Il sottotitolo, infatti, è un testo scritto, aggiuntivo, perché il testo tradotto è sovraimpresso sulla pellicola. È un testo immediato, perché segue il ritmo dei dialoghi orali, e si può definire sincrono, dato che le parti del testo compaiono e scompaiono in base al cambio di inquadratura. Infine, è multimediale, perché è uno dei vari canali di trasmissione del film. Gottlieb aggiunse, poi, altri due parametri relativi alla sottotitolazione: traduzione transitoria (transient), perché vincolata in termini di tempo e spazio, e comunicazione preparata (prepared), perché realizzata prima del suo utilizzo (Gottlieb, 2000: 16).



Sottotitolazione interlinguistica e intralinguistica

La sottotitolazione oltre che interlinguistica può essere anche intralinguistica, cioé costituita da sottotitoli nella stessa lingua del film per facilitarne la comprensione sia a chi vuole perfezionare lo studio di una lingua straniera sia ai non udenti. Quest’ultima segue un procedimento differente poiché deve lasciar spazio anche alle componenti non verbali che necessitano della trascrizione.

Esiste poi un tipo di sottotitolazione parziale per coloro che non comprendono appieno una varietà dialettale e, in questo caso, i sottotitoli compaiono solo dove sono presenti dialoghi in dialetto.

Sottotitolaggio o sottotitolazione?

In italiano i termini sottotitolaggio e sottotitolazione sono sinonimici, la loro differenza si ritrova nell'uso di un suffisso differente. Il primo presenta il suffisso -aggio di derivazione francese (-ageprovenz. -atge), risalente all'epoca medievale. Il secondo, invece, terminante in -zione, deriva dal latino -tiōnis, ovvero il suffisso derivativo di nomi tratti da verbi (in questo caso sottotitol-are, sottotitola-zione).

Ciò che però e interessante notare è l'uso dei due termini: sottotitolazione è il termine scientificomentre sottotitolaggio è il termine utilizzato dalla comunità di professionisti del settore.


Traduzione o adattamento?

Per lungo tempo la sottotitolazione è stata esclusa dagli studi traduttologici e ancora oggi non tutti gli studiosi del campo concordano nel definirla solo una traduzione. Molti studiosi ritengono che si debba parlare, invece, di adattamento. La differenza nel significato fra i due termini risiede nel livello di rielaborazione del testo: mentre in una traduzione si tende a fare da intermediario tra il testo di partenza e il testo di arrivo, nell'adattamento le scelte sono più invadenti.

In francese è stato persino coniato il termine "tradaptation", unione di traduction e adaptation, ovvero un compromesso tra il senso letterale delle parole e il senso generale del testo da tradurre. L'adattamento si rende necessario solo laddove il film rischi di non essere recepito o equivocato dal pubblico d'arrivo.

Effettivamente, la sottotitolazione non comporta solo un processo di traduzione, ma 3 passaggi che avvengono in contemporanea:


la riduzione testuale

la trasformazione diamesica

la traduzione


La riduzione testuale

La riduzione testuale è uno dei principali problemi da affrontare nel processo di sottotitolazione. I sottotitoli, per ragioni di tempo e spazio, non possono essere una traduzione integrale dei dialoghi del film originale.

Il sottotitolo è una sorta di linea guida che dev'essere utilizzata come strumento di comprensione, integrato da immagini e suoni.

Per effettuare la riduzione testuale nella sottotitolazione esiste la cosiddetta "regola dei sei secondi" che fa riferimento al tempo di lettura che lo spettatore medio impiega per leggere le informazioni contenute nei sottotitoli. Esistono due tipi di riduzione: parziale, per condensare le informazioni in un messaggio più breve e totale, che elimina elementi superflui, quali ripetizioni, esitazioni, interiezioni ecc.


La trasformazione diamesica

Un'altra problematica della sottotitolazione è la trasformazione diamesica, ovvero il passaggio dal codice orale a quello scritto.

Il codice orale e il codice scritto presentano grandi differenze: il linguaggio scritto, infatti, e più organizzato, sintetico e regolato dalla punteggiatura. Il linguaggio orale, invece, e più imprevedibile ed è spesso costituito da elementi dell’oralità che lo rendono spontaneo. Il sottotitolatore deve quindi cercare di mediare tra questi due aspetti a seconda del contesto.

Gottlieb ritiene che il processo di trasformazione diamesica sia “diagonale” perché prevede un passaggio diretto da un testo orale nella lingua di partenza a un testo scritto nella lingua d'arrivo:



Questo grafico con la freccia in diagonale riassume bene l'idea di Gottlieb: per lui la sottotitolazione è un jaywalking (Gottlieb, 2004: 220), letteralmente un “attraversamento fuori dalle strisce”.


Sottotitolazione vs Doppiaggio

Facendo sempre riferimento a Gottlieb, per lui la sottotitolazione rappresenta il “supplementary mode” perché in essa sono presenti entrambi i codici linguistici, quello orale e quello scritto. Quindi, dal momento che lo spettatore può seguire i sottotitoli e nel contempo ascoltare la lingua originale, il sottotitolatore può essere sottoposto al suo giudizio.

Il doppiaggio, invece, è il “substitutional mode”: le voci dei doppiatori sostituiscono quelle degli attori, consentendo allo spettatore di seguire i dialoghi anche distogliendo lo sguardo dallo schermo.

Perego, nel suo manuale dedicato alla TAV, ha realizzato una tabella in cui sono indicati pregi e difetti del doppiaggio e della sottotitolazione:


DOPPIAGGIO

SOTTOTITOLAZIONE

Costoso

A buon mercato

Perdita del dialogo originale

Integrità del dialogo originale

Rispetto totale per le immagini

Parziale deturpazione delle immagini

Manipolazione dei dialoghi originali

Trasparenza dei dialoghi originali

Lo spettatore può distogliere lo sguardo

Lo spettatore non può distogliere lo sguardo

Subordinato a sincronia labiale

Subordinata a vincoli spazio-temporali

Conservazione dell'oralità

Variazione diamesica

Vantaggioso per bambini e analfabeti

Vantaggiosa per sordi e apprendenti L2

Procedura lenta

Procedura rapida


Non si può dire con certezza assoluta quale dei due metodi sia il migliore. Il fattore che influisce maggiormente sulla scelta è l'abitudine del pubblico d'arrivo che è molto difficile da modificare. In Italia, ad esempio, tutti (o quasi) i film sono doppiati, mentre in molti altri paesi la sottotitolazione è il tipo di TAV più utilizzato.


La qualità della sottotitolazione

Uno dei concetti più difficili da definire nell'ambito della traduzione per la sottotitolazione è quello di qualità. La European Association for Studies in Screen Translation (ESIST), associazione fondata nel 1995, si è posta come primo obiettivo quello di formulare alcuni standard internazionali per regolare le buone pratiche della sottotitolazione, raccolte nel Code of Good Subtitling Practice redatto da Ivarsson e Carroll a Berlino nel 1998. L'intenzione di questi autori non è quella di imporre delle regole, bensì quella di creare delle linee guida internazionali per i professionisti del settore.


Uno dei fattori che incide sulla qualità del prodotto finale sono le condizioni di lavoro dei sottotitolatori che necessitano di una paga adeguata e tempi di consegna ragionevoli. È proprio per questo motivo che i sottotitolatori (e i traduttori audiovisivi in generale) hanno sempre sentito il bisogno di veder riconosciuto il proprio lavoro e i propri diritti tramite la creazione di associazioni che si battono contro il recente fenomeno del fansubbing e contro alcune pessime sottotitolazioni ad opera di grandi aziende come Netflix (si veda la disastrosa sottotitolazione in francese del film Roma di Alfonso Cuaron che ha suscitato grandi polemiche).

Il fansubbing, derivato dai termini fan e sub(title), è una pratica "pirata" di traduzione dei prodotti audiovisivi da parte di fan, realizzata per altri fan.

Da un punto di vista tecnico, una sottotitolazione di qualità richiede diversi passaggi e diverse figure responsabili, oggi unificate in un unico professionista grazie all'avvento dei templates. Si tratta di documenti che contengono i sottotitoli in inglese provvisti di time code (tempi di entrata e di uscita dei sottotitoli), pronti per essere tradotti in altre lingue.

Da un punto di vista linguistico, quando si parla di sottotitoli "trasparenti" si fa riferimento anche al fatto che questi devono essere impeccabili da un punto di vista grammaticale e ortografico, tenendo conto di tutte le regole della lingua d'arrivo. Quando questi diventano "visibili" allo spettatore, infatti, significa che qualcosa non va.

Esattamente opposta è, invece, la situazione del sottotitolatore che non deve rimanere invisibile. Il

Code of Good Subtitling Practice recita, infatti, tra i suoi ultimi punti: “The (main) subtitler should be acknowledged at the end of the film or, if the credits are at the beginning, then close to the credit for the script writer”.



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Autrice: Zahra Jarib






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