I consigli dell’esperto con Serena Tutino: Iniziare come traduttore freelance



I consigli dell’esperto: Serena Tutino

Questa serie del nostro blog è dedicata a raccogliere le riflessioni e i consigli degli insegnanti e dei professionisti della traduzione che abbiamo intervistato per il podcast TranslaStars.
In questo episodio, Serena Tutino svela come inserirsi nel mondo del lavoro una volta terminati gli studi e come diventare traduttori freelance di successo.



Serena Tutino è traduttrice freelance dal 2005 e, al contempo, insegna Interpretariato e Traduzione dal 2007 presso due atenei di Milano (Università IULM e SSML Carlo Bo). I suoi principali settori di attività sono il marketing e il lusso, soprattutto nel mondo della moda, della cosmesi, dell’arredamento e dell’eyewear. Serena è anche l’ideatrice del corso Traduzione di testi marketing per TranslaStars.






I tuoi inizi con la traduzione sono legati ai Queen. Ma cosa c’entrano i Queen con le traduzioni?


Immagino che questa combinazione non sia così immediata. Da adolescente, ero appassionata delle canzoni dei Queen, ma non avevo la più pallida idea di che cosa dicessero perché all’epoca non sapevo l’inglese. Volendo conoscere a tutti i costi il significato dei loro testi, prendevo il dizionario e traducevo letteralmente parola per parola. Non vi dico che traduzioni maccheroniche venivano fuori! Questo però mi ha stimolata ad approfondire il tema delle lingue e ad iscrivermi al liceo linguistico. Pertanto, credo che per essere traduttori di successo, bisogna innanzitutto essere curiosi.

Ora sei docente nell’istituto universitario dove tu stessa hai studiato: com’è successo?

La proposta mi era arrivata più o meno un anno dopo la laurea, dopo che avevo terminato un corso extra di interpretazione simultanea, della durata di sei mesi. Quest’anno, sono 10 anni di insegnamento continuativo, e il mio obiettivo rimane quello di trasmettere ciò che avevo imparato dai miei docenti ai futuri professionisti.


Cosa pensi degli studenti di oggi, rispetto a quelli che erano i tuoi compagni di classe?

Penso che forse oggi ci sia un po’ più di confusione rispetto al proprio futuro. Ad esempio, non tutti coloro che si iscrivono alla facoltà di traduzione e interpretariato vogliono seguire effettivamente questo percorso: tanti desiderano semplicemente imparare bene le lingue, viaggiare, ecc. E infatti, quelli che si tramutano davvero in traduttori-interpreti si contano sulle dita di una mano. Questo perché, durante il percorso accademico, scoprono di avere altre passioni e che, con le basi che l’università fornisce, possono trovare lavoro anche in un’agenzia o ufficio stampa, nel marketing, nell’import-export, e tanto altro.
Tuttavia, devo ammettere che sono sempre di più gli studenti che si cimentano nella traduzione e nell’interpretariato. Ai miei tempi eravamo un po’ di meno perché da una classe di 25 persone uscivano al massimo due traduttori-interpreti.

Perché si decide di studiare traduzione oggi?

Una tendenza che ho notato ultimamente è quella verso il sottotitolaggio. Gli studenti decidono infatti di intraprendere un percorso di approfondimento proprio per la traduzione di sottotitoli, ma anche per l’adattamento e il doppiaggio. Questo determina l’emergere di figure che vanno ben oltre quella del classico traduttore-interprete.

Attualmente sei impegnata come freelance e docente in due istituti universitari. Come riesci a gestire tutto?

La mia vita è sempre molto frenetica, ma credo come quella di ogni libero professionista. Io insegno alla facoltà di Traduzione e Interpretariato dell’Università IULM e all’SSML Carlo Bo di Milano, dove appunto avevo studiato anch’io all’epoca. L’attività di docenza mi piace molto perché amo il contatto con il pubblico e perché mi permette di uscire dalla vita da traduttrice seduta al pc.
Sicuramente è molto impegnativo, soprattutto dal momento in cui ho cominciato anche ad avere una famiglia e dei figli. Per assurdo, ho iniziato a lavorare anche di più rispetto a prima! Si tratta semplicemente di adattarsi a dei nuovi ritmi e poi viene tutto da sé.

Cosa preferisci? Tradurre, fare l’interprete o insegnare?

Ardua scelta, perché sono tre attività che adoro più o meno allo stesso modo, anche se in questo periodo fare l’interprete è forse la mia attività preferita. Questi sono tre mestieri completamente diversi, ma assolutamente complementari. Infatti, quando gli studenti mi dicono “Ma io voglio fare soltanto il traduttore,” io rispondo che per sopravvivere solo con la traduzione bisogna diventare veramente abili, veloci e capaci. Quindi, nel nostro settore lavorativo, è importante impegnarsi in diverse attività e non focalizzarsi solo su una.
Tradurre, inoltre, mi aiuta nell’insegnamento, e le lezioni diventano occasioni di confronto e condivisione di aneddoti ed esperienze che ho avuto in questi ultimi 15 anni da freelance. Grazie alla traduzione, riesco a capire malizie e determinati trucchetti che nel frattempo vengono affinati con l’esperienza.

Sei traduttrice esperta di testi di marketing, soprattutto nel mondo della moda, della cosmesi, dell’arredamento e dell’eyewear: come si è sviluppata questa passione e cosa hai fatto per inserirti nel settore?

Il percorso universitario mi ha fornito ottime basi e strumenti per poter lavorare, mentre il resto è capitato un po’ per caso. Una mia docente all’epoca, attuale collega, lavorava nel mondo della moda e traduceva per riviste del settore, quindi mi ha fatto da mentore. Proprio come succede con i tirocini retribuiti offerti da TranslaStars, lei mi dava testi da tradurre e me li riconsegnava corretti. Grazie al suo affiancamento, ho avuto la possibilità di perfezionarmi come interprete, ma anche come traduttrice, soprattutto nel settore moda.
Poi, chiaramente, bisogna leggere tanto ed essere curiosi. Io leggo riviste di moda, cosmesi e simili, per capire qual è la terminologia che si utilizza nel settore e mantenermi aggiornata. Per esempio, io che sono una purista della lingua italiana, sono dovuta venire a patti con un linguaggio specialistico sempre più ricco di termini inglesi (come fard, un po’ demodé nella cosmesi e sostituito ora da blush).
La mia esperienza nell’arredamento e nel design è legata alla traduzione di riviste quali Living ed Elle Decor, nonché ad attività di interpretariato. Anche il lavoro nell’eyewear è arrivato un po’ per caso, in quanto comunque affine alla moda. Anni fa ho anche seguito un corso di una giornata dedicato alla traduzione della cosmesi, che mi ha permesso di avviarmi nel settore.

Di questi ambiti di traduzione: qual è il settore che ti porta più lavoro?

La moda per le traduzioni, mentre l’arredamento il design per l’interpretariato.
In realtà, in passato avevo seguito anche un master in traduzione in economia e finanza, però durante il percorso mi sono resa conto che non era esattamente il settore in cui avrei voluto specializzarmi (peccato perché poi ho anche vinto la borsa di studio!). Il marketing mi rispecchia molto di più, e la moda, la cosmesi e l’arredamento sono settori che mi piacciono e seguo personalmente. Noi traduttori facciamo un lavoro bellissimo perché abbiamo la possibilità di scegliere in che cosa specializzarci, per cui è giusto seguire le proprie propensioni e tradurre quello che ci piace.

Come vedi il futuro dei traduttori con l’intelligenza artificiale?

Sto seguendo il discorso della machine translation ma ancora non mi sono buttata direttamente in questo mondo, perché preferisco tradurre direttamente senza che ci sia il filtro di una traduzione automatica. Io poi mi occupo principalmente di marketing, quindi un tipo di traduzione più creativa dove la machine translation non è ancora la scelta più ottimale (per fortuna!). In ogni caso, credo che la nostra professione dovrà un pochino cambiare pelle e adattarsi alle nuove tecnologie.

Che consiglio daresti agli studenti che vogliono inserirsi nel mercato del lavoro?

Una parola fondamentale: umiltà. Ultimamente vedo poca voglia di fare e neolaureati che vogliono diventare subito traduttori-interpreti affermati. Tuttavia, ci vuole tempo e tanta pazienza, perché l’università ci dà gli strumenti per avviarci, ma il mercato del lavoro è molto esigente.
Ecco alcuni consigli per fare un po’ di gavetta:
  •        Volontariato
  •        Farsi seguire da un docente, che corregge le bozze e fornisce il proprio feedback (come fa TranslaStars, che offre un tutor di tirocinio personalizzato per ogni studente)
  •        Provare anche a lavorare in un’agenzia di traduzione come project manager, per comprendere meglio i vari meccanismi che regolano il mercato della traduzione. Essere traduttore, infatti, non significa soltanto tradurre, ma anche saper gestire la contabilità e tanti altri aspetti che non si considerano quasi mai e che all’università vengono poco affrontati.
Saresti stata una delle relatrici dell’evento Elia Together 2020 (Milano), che è stato cancellato per l’emergenza del coronavirus. Puoi darci un accenno dei temi che avresti affrontato alla tua conferenza?

Avevo preparato la mia conferenza insieme a Nadia Corti, project manager dell’agenzia di traduzioni e interpretariato TDR (Milano), con cui collaboro da anni. Avremmo fatto una presentazione congiunta sulla collaborazione vincente che ci può essere tra un’agenzia e un freelance. A volte, questo rapporto viene visto un po’ in maniera conflittuale, però io negli anni sono riuscita a costruire un rapporto di grandissima fiducia e stima. Pertanto, nella presentazione avremmo parlato di come far funzionare bene un rapporto tra freelance e agenzie di traduzione.

Cosa ne pensi degli eventi di localizzazione di questo tipo, e in che modo credi siano davvero utili per un freelance?

Trovo che siano eventi utili per rimanere aggiornati ma, soprattutto, per fare networking. Si incontrano colleghi da tutta Italia, o da tutta Europa, con i quali possono nascere collaborazioni e progetti. La mia stessa partecipazione all’Elia è nata lo scorso autunno durante un evento in cui conobbi uno degli organizzatori dell’Elia.
Il networking è fondamentale quando si è traduttori freelance. Che sia svolto da casa o da una spiaggia, il mestiere del traduttore ci costringe a lavorare in isolamento, pertanto è importante cogliere le occasioni di creare una rete di contatti e confrontarsi con altri professionisti del settore.


L’intervista completa con Serena è disponibile qui:



Puoi anche ascoltare l’intervista sul nostro podcast.

Autrice: Chiara Scaldaferro, Country manager di TranslaStars Italia

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